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Le 15 tipologie di simracers


Quali tipologie di simracer esistono? Ho fatto un tentativo di classificarli in base a quello che ho osservato personalmente per cui se leggendo ti rivedi in una o più delle categorie descritte non c’è da sorprendersi.

NB1 Se ti rivedi nella prima, può darsi che tu sia davvero un professionista ma rileggi con attenzione anche la tipologia n.2. NB2 Ogni riferimento a persone realmente esistenti è puramente voluto.


1. Il professionista

Velocissimo, corretto, consistente, praticamente impeccabile. Cura l’assetto, guida pulito, logora poco le gomme. Sorpassa in sicurezza e con facilità, ti doppia più volte senza fartelo pesare. E’ stato mandato sulla terra per rendere frustrati tutti gli altri, che inevitabilmente finiscono per collocarsi in una delle categorie rimanenti.


2. Il teorico

L’auto non ha segreti per lui. Il trail braking praticamente l’ha inventato mentre era sul cesso. Le pagine del set-up gli sono chiare come il vangelo al papa. Le piste sono come le sue tasche. Ogni curva ha un trucco che lui conosce bene. La fisica del software gliel’ha spiegata un cuGGino di Aris, ma lui non faceva che annuire tutto il tempo perché già sapeva tutto. Non ha ovviamente bisogno di dritte, tutto gli è chiaro, non ha mai dubbi. Su ACC gira in 1.58 a Monza, ma solo se la pista è ben gommata e asciutta.


3. Il fintomodesto

E’ vittima di una malattia professionale: a causa del suo atteggiamento sociale il suo scheletro si è deformato facendogli assumere una postura leggermente gobba con le braccia protese in avanti e gli avambracci diretti verso l’alto, nota come manoavantismo.

Introduce ogni suo intervento proclamando la sua presunta lentezza, spesso smentita da tempi in pista più che decorosi. Ma non è nemmeno un fenomeno (a cui per inciso tende a dare del Lei). Non è pericoloso, è solo un grosso cucciolo cresciuto in cattività perennemente alla ricerca di attenzioni.


4. Il killer

Una specie di Paolo Montero fatto pilota. Passa da un discord all’altro causa continue espulsioni perché quando vede uno spazio lui si infila a costo di buttare fuori chi lo precede. Il problema è che quello spazio molto spesso esiste solo nel microcosmo del suo cranio. Mediamente ignorante, ha imparato però tutte le parolacce e gli insulti in inglese che gli vengono comodi quando gira sui server pubblici: uno splendido esempio di Darwiniano adattamento all’ambiente. Tipicamente guida una Ferrari 488 in pista e una Panda a metano nella vita reale.


5. Il nostalgico

Quando correva lui era tutta un’altra cosa. L’odore della benzina, il rumore dei carburatori… ma che ne sapete voi! Reagisce a prestazioni in pista mediocri blaterando riguardo ai fasti della sua carriera giovanile. Peccato che non se ne trovino testimonianze nemmeno negli archivi del n.12. Frustrato come un Trex che cerca di grattarsi la schiena, è destinato a vivere di ricordi. Presunti.


6. Il griffato

Sedile Recaro con guscio in carbonio, stivaletto Sparco, computer della NASA, triplo monitor curvo 1450 Hz con super G-sync, volante boutique su misura con impugnatura in pelle di minollo maculato delle Ande e cuciture in filo di Scozia, wheel base SKF da 452 Nm, freni in alluminio aeronautico, porta bibita isotonica, vetri elettrici, chiusura centralizzata, alabarde spaziali, IVA detraibile.

Tutto rigorosamente fotografato e reportato su Facebook, Instagram e Pinterest. Chi lo ha frequentato in gioventù ricorda chiaramente come si presentava alle partite di calcio: scarpini asics bianchi già a metà anni 80, parastinchi nike giallo fluo, fascetta adidas in fronte e polsini da tennis. E stava fisso in panchina. Se andasse forte in proporzione ai soldi che ha da buttare non avreste sentito parlare di Lewis Hamilton.


7. L’iracondo

Di base è una brava persona, però è soggetto al fenomeno noto in anatomia descrittiva come restringimento della vena frontale. Il paraurti altrui tocca il posteriore della sua auto, la sua auto sbinna e prima che le ruote bloccate dai freni abbiano smesso di fischiare il sangue inizia a irrorare selettivamente solo alcune parti del cervello. I centri nevralgici della bestemmia pulsano a mille, mentre la corteccia esterna alza educatamente la mano ma non riesce a prendere la parola. Sovente dopo il turpiloquio avviene la pressione dei tasti Esc nel gioco e Log-off sul discord, un attimo dopo una dozzina di improperi.

A questa iniziale fase acuta, segue di solito una fase di riflessione e pentimento. Seguita a sua volta da un nuovo Log-in e annesse scuse. A conti fatti non si può volergli male. Specie se non si è colui che lo ha tamponato. Ma è sempre meglio tenersi a distanza di sicurezza.


8. Il moviolista

Per lui correre non è il fine, è un mezzo per avere a disposizione casi spinosi di contatti e violazione del regolamento da esaminare e commentare. Conosce le regole della pista a memoria e le ripete in continuazione ad alta voce in qualunque luogo si trovi: a casa, al lavoro, a letto (anche non da solo, con effetti imprevedibili sulla sua compagna), sui mezzi pubblici: una sorta di sindrome di Tourette, però colta.

Se non altro viene utile quando ci sono dispute e/o quando c’è da moderare un iracondo, essendo in pratica un avvocato col casco. Per fortuna è gratis.


9. Lo sciatto

A certi livelli il disordine e la mancanza di organizzazione diventa una forma d’arte. Ecco, in questo lui è praticamente Picasso. E guardare la sua postazione è in effetti come per un profano guardare Guernica. Lattine, asciugamani, mouse rotti, cicche di sigaretta, monete, carcasse di telefonini dell’epoca pre GSM popolano la sua postazione come un presepe. Ma al contrario dei geni, che nel disordine trovano tutto, lui non trova un cazzo. Non trova il post-it su cui aveva scritto il consumo per il calcolo del carburante, non trova l’hub usb, non trova la webcam, ma tanto streammare non se ne parlerebbe comunque perché tanto non trova neanche i driver. Già, il suo PC è coerente con l’ambiente che lo circonda: ogni giorno una incompatibilità diversa rende un’impresa anche solo far partire Windows. Provoca spesso incidenti, tipicamente perdendo il punto di frenata in curva 1 mentre il gatto gli rovescia la redbull gelata sulla patta.


10. La donna driver


11. L’occasionale

Il driver occasionale prende in mano il volante in media una volta a settimana. No, non mi sono dimenticato di scrivere il paragrafo precedente: non esistono, fattene una ragione. Dicevo del driver occasionale… non è che sia presuntuoso, semplicemente è conscio della sua non capacità di applicarsi in modo costante e vive la sua vita con serenità. Entra in pista, fa del suo meglio, fa un sorrisetto bonario quando la gara gli va male (cioè sempre), la prende con filosofia e torna ad occuparsi d’altro. E’ la tipica persona che quando lo inviti a uscire risponde “vi raggiungo dopo”.


12. Il nerd

Segue tutti i campionati del mondo ed ha sempre le classifiche aggiornate. Il suo archivio mentale risale fino al primo mondiale di F1 vinto da Nino Farina. Può disegnare la mappa del Nordschleife bendato e con la mano sinistra con una accuratezza degna di google maps. I meno attenti possono talvolta confonderlo col teorico ma in pista è relativamente veloce. Sovente è anche logorroico il che lo rende una specie di arma di distruzione del sonno altrui: se lo vedete nel canale audio dopo la mezzanotte girate alla larga.


13. L’asociale

Scrive talmente poco che quando lascia un commento persino il BOT si sbaglia e gli dà il benvenuto nonostante sia registrato dal 2012.


14. La meteora

Appare e poi scompare subito dopo senza lasciare traccia. La sua patologia è classificata come garozzitis precox. Al momento non si conoscono cure efficaci.


15. Lo sfigato

E’ l’incarnazione della legge di Murphy. Se parte primo viene tamponato, se parte ultimo finisce per centrare il penultimo che è appena rimbalzato su un muro, se parte da solo supera i 70 kmh e becca il drive through. In ogni caso deve rientrare al box, liscia il pulsante per lo speed limit e fa eccesso di velocità, quindi altro stop’n’go. Distribuisce sapientemente le sue sfighe in modo da non concludere nemmeno una gara: buca la posteriore destra a Monza, rompe il motore all’Hungaronring, fa 2 minuti di danno colpendo un paletto a Brands Hatch, sbaglia strada al Paul Ricard (questo però ci fa empatia), finisce la benzina a Spa, mentre a Bathurst sopravvive alla collina ma scivola su una merda di koala in rettilineo.

Nell’ultima gara a Silverstone fa una gara perfetta, è meritatamente primo quando, a due giri dalla fine, gli si interrompe la connessione.


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