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Siamo tutti un po' Steven Bradbury


In Australia e più precisamente nel Nuovo Galles del Sud, terra cara a noi simracers per la presenza di quel diabolico cocktail - 2 parti di Montecarlo, 1 parte di Le Mans, follia quanto basta, servire agitato - che risponde al nome di Mount Panorama, nasce nel 1973 Steven Bradbury. In un luogo che fa pensare principalmente a canguri, distese aride e disabitate, climi torridi e qualche serpente letale pronto a farti finire six-feet-under nella terra down under per definizione, il giovane Steven sceglie stranamente di dedicarsi agli sport da praticare al freddo. Nessun australiano è mai salito sul podio di una olimpiade invernale, ma lui è una giovane promessa dello short track e decide di provare a essere il primo. Lo short track, per chi non lo sapesse, è quella disciplina in cui si pattina sul ghiaccio su una pista ovale di piccole dimensioni, con curve strettissime in cui a buon bisogno non mancano le spallate con gli avversari. Una volta Nelson Piquet disse che correre a Montecarlo con una Formula 1 è come girare con la bicicletta in cucina. Ecco, nello short track, a livello di claustrofobia siamo lì.

La carriera del nostro Steven parte bene, ottiene alcune vittorie promettenti, ma un infortunio gravissimo lo ferma sul più bello, quando la lama del pattino di un altro concorrente gli recide l’arteria femorale rischiando di farlo morire dissanguato. Tempi lunghissimi per il recupero e poi subito dopo un altro terribile stop, causato addirittura una frattura al collo.

Tutto questo calvario rimane sconosciuto ai più, non essendo ovviamente lo short track così popolare da portare alla ribalta una storia di sfighe del genere.

E infatti Steven Bradbury diventa famoso solo più tardi, esattamente 20 anni fa oggi, quando vince la medaglia d’oro a Salt Lake City. E lo diventa ancora di più quando Mai Dire Gol racconta in chiave ironica come raggiunge quella vittoria, pur essendo palesemente più lento dei suoi rivali. Agevolato da una squalifica nei quarti di finale, che gli permette di scalare dal terzo al secondo posto e qualificarsi per il turno successivo, di nuovo fortunato in semifinale dove una doppia caduta degli avversari gli garantisce l’accesso alla finalissima in cui clamorosamente all’ultima curva tutti e quattro gli atleti che lo precedevano con largo margine rimangono coinvolti in una caduta a catena e lui taglia il traguardo primo praticamente con le mani in tasca. Per coloro i quali non conoscono il divertente reportage della Gialappas, potete vederlo qui:



Come dicevo prima, pochissimi erano a conoscenza del fatto che il povero Steven non ha fatto altro che recuperare il monumentale credito che aveva con la fortuna, e pochi lo sanno ancora oggi. Il messaggio che è passato, il ricordo che è rimasto impresso nell’immaginario della gente, è quello di una vittoria rocambolesca, impensabile considerando i valori in campo, che ha permesso a un underdog dalla faccia simpatica di battere i favoriti mettendo in fila una serie incredibile di coincidenze fortunate, tanto da far coniare agli australiani un’apposita espressione gergale per imprese di questo tipo, “doing a Bradbury”.

E questo, provate a negarlo se ci riuscite, ha tantissimo a che fare col simracing. Tutti abbiamo almeno una volta vinto una gara o guadagnato posizioni al di fuori della nostra portata in modo insperato. Tutti siamo almeno una volta usciti da una bagarre con gli altri davanti a noi che si facevano fuori tra di loro. Tutti almeno una volta siamo passati fischiettando in mezzo alle macerie ancora fumanti delle auto avversarie…


Un giovane Ggilles che si fa beffe di alcuni avversari in una lobby pubblica di Project Cars 2, dopo aver magistralmente eseguito un Bradbury (Ndr si consiglia audio on per apprezzare meglio)



E il fatto che ci siano di queste possibilità anche nelle competizioni automobilistiche deve averlo pensato anche lo stesso Steven, che infatti, chiusa (alla grandissima) la carriera sui pattini, si è dedicato a competere con le monoposto di Formula Vee. Anche se a tutt’oggi non mi risulta che ci sia stata una replica del suo celebre exploit…


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